Chiunque di voi giri dalle parti dei computer piuttosto spesso saprà benissimo che i malesseri del computer della vostra ragazza si riflettono direttamente in un malessere della suddetta ragazza e che tale malessere, se non arginato tempestivamente, può arrivare fino a voi.
Stamattina mi sono alzato piuttosto bene, motivato, e ho deciso che era il giorno di fare qualcosa per rimediare alle lamentele del vecchio Ubuntu 10.10, ormai da una settimana orfano del supporto ufficiale.
Ho scaricato la versione di Ubuntu 12.04 per x86 beta2 nuova fiammante, l’ho schiaffata su una chiavetta con l’applicazione apposita integrata nel sistema operativo morente e mi sono preparato ad operare il paziente.
Chiaramente sorge subito il problema di fare il backup di 40 giga di foto, musica e film quindi mi armo di hardisk esterno e mi metto a trasferire la cartella /home.
Alla fine faccio partire l’installazione, Ubuntu, con l’amicizia che lo contraddistingue mi mette subito davanti a un trivio: Segare tutto e reinstallare la versione nuova, installare la nuova accanto alla vacchia(eh???) o aggiornare la vecchia facendola diventare nuova.
Adesso, non so qualcuno ha mai provato a fare queste mostruosità, ma nella mia esperienza diretta gli aggiornamenti multipli creano effetti mistco-catastrofici e, non volendo rischiare eclissi alla final fantasy XII, invasioni alla Independence day o di dover mandare bruce willis a fare un giretto in tuta arancione ho deciso per la quarta opzione, gestire le partizioni manualmente.
Constatare che avevo separato la root e la /home in due partizioni separate ha creato in me un certo senso di ambiguità, primo perchè avevo perso un’ora a trasferire tutti i file della pulzella e, secondo, la piacevole idea di non dovermi mettere a ritrasferirli.
Ho impostato la partizione root su quella vecchia, con formattazione flaggata e ho impostato la vecchia /home come nuova /home senza partizionarla, e ho avviato l’installazione: formalità come il nome utente e la password espletate ho lasciato avanzare l’installazione.
Dico “avanzare”, ma in realtà la barra si è piantata a zero e dopo mezz’ora di flebile attesa(mi sono messo a stendere i panni per la disperazione ndr) ho deciso di fare quello che nessuno dovrebbe mai fare: abortire un’installazione.
Per il secondo tentativo il menu prevedeva di installare tutto il sistema nella root e lasciare il montaggio della vecchia home ad un secondo momento, delegando al file fstab il compito di sopperire alle mancanze del pangolino preciso(???!).
Inutile dire che quando si cammina sul selciato le cose vanno lisce lisce, come il pelo del sopradetto pangolino, in venti minuti era tutto installato(lingue apparte). Ho editato rapidamente il file fstab (scrivetemi se volete sapere come…), riavviato e goduto. I file erano esattamente lì dove dovevano essere per evitarmi cazziatoni dalla mia tenera metà, le password di firefox come mai toccate, lo sfondo già impostato…un lacrimuccia mi è scesa contemplando l’infinito dei file di configurazione…
Solo una cosa mi ha colpito l’occhio lacrimante, come fa il riflesso del sole in una finestra del palazzo di fronte nell’atto di essere chiusa(o aperta) che ti fa pensare, ma non dire “ma che cazz…”: Il font della prima parte della barra in alto (insomma di un certo testo) non era l’ubuntu font, ma uno squallido, plebeo, non so che font. Ovviamente la situazione non era sostenibile e mi sono visto costretto ad agire.
Ho cercato di googlare in quale .azzo(file nascosto) di file di configurazione in quale .ottuta cartella della home si travasse la configurazione di quel determinato font e, udite udite, non ho trovato un suddetto .azzo. Solo una massa di scartabelloni lamentosi riguardo Unity, Gnome Shell, Shuttelcoso e altre menate scantinogene, ma del mio file di configurazione neanche l’ombra.
Soluzione, ho copiato a muzzo tutte le cartelle nascoste della nuova home che avevano dentro keywords(quanto sono figo) come config o font o… e magicamente ho 1. eliminato lo sfondo, 2. cambiato(non volontariamente) i programmi nel launcher e 3. ripristinato il sospirato font!
La recensione di Pangolin? Presto.