Anche quest’anno, non senza qualche affanno è passato il Linux Day. Nonostante qualche piccolo intoppo posso dire che sia l’organizzazione dell’evento di Cinisello, che la partecipazione a quello di Milano (più corretto dire l’OpenDay di OpenLabs), sono andate molto bene. Sono state davvero due belle giornate, faticose ma indubbiamente ci hanno fornito più di una soddisfazione.
Come accade spesso in quanto scrivo, dopo la premessa segue il “ma…” e in questo caso sono due:
1) L’evento, inizialmente molto innovativo e portato avanti da veri appassionati, adesso sta sempre più diventando (mi riferisco ad alcuni casi, non a tutti) una giornata autoreferenziale ed autocelebrativa, marcata da una scarsa apertura ad un pubblico nuovo e sempre più fedele ad un prototipo di evento che è si collaudato, ma che forse ha già stufato (dopo 10 anni è anche naturale). Questo tipo di problematiche, oltre non generare nuovi bacini di utenza GNU/Linux, ma rischia di perdere anche il pubblico fedele di vecchia data, ormai stanco del classico stereotipo di evento, con i classici interventi troppo tecnici per un pubblico di nuovo utenti, poco innovativo per il pubblico degli esperti. So per certo che alcuni gruppi hanno già cominciato a lavorare, se non addirtittura sperimentare tipologie di “evento”, cercando di andare ad intaccare nuovi settori di potenziale pubblico.
2) In molti casi (ma anche in questo caso non mi riferisco a tutti), non esiste un adeguato “follow up” delle persone attratte dal sistema GNU/Linux. Nonostante i continui passi avanti nell’usabilità del sistema del pinguino, ancora oggi è necessario avere un po’ di assistenza, soprattutto per quei computer considerabili “casi limite” (troppo nuovi o troppo vecchi). In molti casi, dopo il Linux Day, le persone si trovano abbandonate a loro stesse, con al massimo l’indirizzo di un sito o di una mailing list (poco rassicurante per un novizio). Pur essendo presenti, si trovano sempre di meno le associazioni che seguono gli interessati con degli incontri mensili (magari sotto forma di aperitivo o di bevuta o di cena tra amici), o magari dei veri e propri corsi organizzati con un minimo di professionalità (a volte sono gestiti da ultra-nerd, preparati tecnicamente, ma poco sull’insegnamento).
Queste riflessioni ci portano a valutare cosa diano diventati i Lug oggi; non più circoli culturali di appassionati che condividevano con chi volevano, ma gruppi che organizzano un evento annuale e che molte volte si limitano alla mailing list. Questo tipo di atteggiamento, è quasi superfluo dirlo, ha portato alla morte di Lug anche molto grandi e con grandi potenzialità.
Questo articolo però non vuole essere in nessun modo contro il Linux Day. E’ una bella iniziativa e negli anni ha dato buoni risultati, e proprio per salvarla necessita di innovazione e dei gruppi ben disposti a mettersi in gioco percorrendo nuove strade. Ed anche il concetto di Lug (e questo non finirò mai di dirlo, ha bisogno di essere rinnovato per stare al passo con quella che è la nuova utenza dei sistemi GNU/Linux. Come ho detto durante la Lugconf09, sarei dispostissimo a realizzare un teamwork con chi gestisce i lug per trovare le idee e le novità di cui ormai la comunità a mio avviso necessita.
Ovviamente, come sempre, è solo la mia opinione, basata su quello che ho avuto modo di vedere e di provare, ma ci sono persone che possono essere di avviso diverso dal mio, basandosi sulla propria personale esperienza. Invito comunque chiunque (a favore o contro) ad esprimere liberamente il proprio parere.