Classico argomento in cui ci si schera a posteriori dopo aver analizzato a che credo politico si appartiene, premetto che di solito simpatizzo più per chi fa casino che per i politicanti che puntualmente cavalcano lo sdegno perbenista.
Ritengo tuttavia che non sia una questione di poveri alberelli sradicati, come suggerisce Santoro in un capolavoro di populismo semplicistico.
Non è nemmeno questione di pecorelle e lupi mannari, anche perchè pare che alla fine si vogliano bene lo stesso.
Non è nemmeno questione di ritenere un pirla o santificare chi s’arrampica su un traliccio a saggiarne il voltaggio (non so se eri un pirla in senso assoluto, ma di sicuro lo sei stato in quei 5minuti).
Non è nemmeno questione di valli deturpate e contadinelle espropriate, dato che se avessimo sempre lasciato scegliere a chi ne è direttamente economicamente ed emotivamente coinvolto l’unico mezzo di trasporto a nostra disposizione sarebbe il calesse (se obiettate dicendo “ma prova a metterti nei panni di quei poveri espropriati!” in tal caso avete appena letto una frase senza capirne il senso).
La questione è e deve essere: i costi, sia in termini economici che sociali ed ambientali, giustificano i benefeici? è davvero strategica un’opera che si rifà ad un progetto vecchio in cui si prevedevano ben altri volumi di traffico sia di merci che di persone? è davvero necessario risparmiare 13minuti su di una tratta peraltro già esistente, già potenziata ma sopratutto già sottoutilizzata?
Occorrerebbe un’analisi di investimento approfondita, ma l’impressione è che la risposta sia no. L’impressione è che putrtoppo, volenti o nolenti, violenti o non violenti, siamo obbligati ad assolvere un impegno ormai già preso (da chi nessuno lo dice): occorrerebbe quindi prendersela più che tutto con coloro che hanno approvato il progetto anni addietro Europa compresa.
Semilibertà per la val di Susa!