L’8 gennaio il proprietario di una macelleria di Treviglio ha esposto in vetrina una bandiera tricolore e affisso un cartello che reca la scritta “macelleria italiana, siamo italiani”. Il proprietario ha giustificato il proprio gesto dicendo che si era sparsa la voce in paese che la gestione del negozio fosse passata in mano a stranieri. Ed è subito montata la polemica da parte di coloro che hanno etichettato tale gesto come razzista.
Sarebbe un gesto razzista se la nazionalità e la cultura del gestore non influisse sul servizio offerto e invece influisce eccome. Nessun cristiano si deve scandalizzare nel vedere l’insegna “macelleria islamica”, se fossi in cerca di carne adatta a cucina mediorientale la preferirei ad una italiana. Il kebab me lo piglio da un turco che sventola orgoglioso la bandiera della sua patria e guai se mi chiedesse se ci voglio “la pummarola n coppa”.
Qualora ciò sia anche solo parzialmente garanzia di una differenzizione di prodotto è legittimo rivendicare il “Made in” o meglio il “Made by”.
Credo sia uno di quei casi in cui il ben pensare si sia trasformato in benpensismo: a cader nella tentazione di voler APPARIRE a tutti i costi antirazzisti si rischia di alimentare gli stessi stereotipi che si cerca di combattere.
Ma si sa la carne è debole…ed italiana.