Non si immagini un suono di sistema che ci avverte di un kernel panic, ma di una vera e propria canzone. Ho scoperto, non senza un certo stupore che, tale Laura Ascheri, cantante emergente che prima di oggi non avevo mai sentito nominare, ha scritto una canzone chiamata “Kernel Panic”.
Inizialmente ho pensato che avesse utilizzato queste parole per puro caso, senza conoscerne il significato. Incuriosito, sono andato sul suo sito internet ed ho potuto notare che invece, se pur in maniera sintetica, offriva una spiegazione informatica al termine ed una motivazione sul perchè avesse scelto questo titolo, partendo proprio dalla spiegazione informatica (anche se un po’ forzata rispetto al contesto).
La cosa, lo ammetto, mi ha colpito non poco; vedere utilizzato un termine di solito legato ad un elite molto tecnica come fonte di ispirazione per una cosacompletamente differente mi ha reso evidente, qualora ce ne fosse bisogno, che la terminologia tecnica, e quindi gli aspetti tecnici medesimi, siano sempre più protagonisti nella vita quotidiana di tutti.
Mi è anche sfiorato il dubbio che potesse essere una mossa arguta per far incominciare a parlare di se partendo proprio da persone di un certo ambiente; non è un segreto per nessuno (ed io ne sono la riprova) che le persone legate al mondo del computer siano molto prolifiche nel web, specialmente tramite Social Netowork, innescando quindi un meccanismo di “Viral Marketing”.
In alternativa, esiste la possibilità che sia stata una utente Linux poco fortunata :).
Quale che sia la risposta, fosse presto potremmo vedere pezzi chiamati “Segmentation Fault”(Una canzone che narra le difficolta di trovare “il proprio spazio”), “Only root can do this” (una pezzo contro il potere degli “amministratori”) o “No route to host” (la drammatica storia di uno smarrimento).
Ad ogni modo, la canzone è carina, anche se niente di nuovo, ed il video lascia un po’ a desiderare.