A noi Schettino, a voi Auschwitz: il punto

January 28, 2012 | 3 Minute Read

Monta la polemica in seno all’editoriale del direttore di Sallusti molto duro sulla copertina dell’ultimo numero di der Spiegel, il settimanale più venduto in tutta la Germania.

L’articolo sostanzialmente gioca sullo stereotipo dell’italiano, canzonando gli stereotipi ma chiedendosi fino a che punto non sono veri e facendo riferimento alla forzosa aggregazione di culture diverse sotto la stessa moneta e parlando di “psicologia dei popoli”. qui trovate una buona traduzione dell’articolo.

La tesi più accreditata è che Sallusti abbia esagerato invitando i tedeschi (malamente)  a rendere omaggio al giorno della memoria…a ricordarsi di essere stati alla base di due conflitti mondiali, di aver devastato mezza europa e di aver da poco finito di pagare i danni relativi eccetera eccetera eccetera.

L‘Huffington Post si indigna per l’accostamento di Sallusti e l’autore dell’articolo dice di non aver mai fatto questioni di razza e che spesso e volentieri ne dice anche sui tedeschi.

In realtà quello è che è successo è che questo tizio ha scritto un articolo ambiguo per toccare la pancia dei tedeschi e vendere qualche copia in più, si è beccato una protesta ufficiale della nostra ambasciata e ha nascosto la mano con cui ha tirato il sasso.

Intanto, pane al pane, vino al vino, Sallusti nella sua ingenuità è stato l’unico giornalista con le palle che (quando non deve servire Berlusconi…) si è incacchiato come una bestia in un momento in cui l’Italia è in posizione decisamente sconveniente.

La mia parte razionale mi suggerisce di fare come la maggiorparte dei giornali e dei politici, fare finta di niente per non rischiare di allontare l’aiuto dai tedeschi, di cui abbiamo disperato bisogno per risollevarci un pò. Ma l’altra parte, quella che ha un briciolo di orgoglio e che non ha mai smesso di credere che il vero onore sia una virtù, preferirebbe tirar su un casino a rischio di lasciare ai tedeschi i loro fetenti soldi, tornare alla lira e bloccargli alla frontiera le berline.

Perchè non tornerei alle scarpe di sughero per il comunismo, ma per un briciolo di orgoglio.