Cosa hanno in comune secondo voi FreeBSD 8.2 ed Ubuntu 11.04? Bene, se vi siete posti questa domanda, probabilmente, avete avuto anche un voi venerdì sera con tanto tempo da perdere. La risposta, a parte su taluni sorgenti presi dallo stesso posto, è NULLA!.
Proprio così; non hanno niente a che vedere; sul piano tecnico le differenze sono talmente tante che ci si potrebbe scrivere un libro a se, ma possiamo riassumere il tutto dicendo che, almeno in partenza, hanno un pubblico di destinazione completamente differente; Ubuntu, è forse la distro GNU/Linux che di più si è mossa verso il concetto di “User Friendly”, almeno nelle intenzioni. FreeBSD è un sistema BSD duro e puro, completo, affascinante ma molto severo se non conosci bene l’argomento (certo OpenBSD e NetBSD sono ancora più duri almeno a mio avviso).
Tornando al mio “venerdi sera”, trovandomi dopo tanto tempo con del tempo libero, e avendo passato il vecchio Acer (Core2Duo) da macchina di produzione a macchina Test, ho vouluto fare un po’ di test, e sono partito proprio dalla Ubuntu 11.04.
Per prima cosa, bisogna riconoscere ad Ubuntu la presenza di un programma di installazione veramente ottimo, migliore (e qui mi farò dei nemici tra gli amici) quanto ad immediatezza e semplicità sia di quello di Fedora che quello di openSUSE, che, per inciso, sono comunque molto semplici da utilizzare. Come al solito però la semplicità chiede in sacrificio la “personalizzazione” dell’installazione. Potremmo dire, per esprimere entrambi i concetti, che “fa scegliere poco”, sia in senso positivo (quindi per l’untente appena arrivato), sia in senso negativo (per lo smanettone).
L’installazione procede bene, veloce e senza intoppi. Al primo avvio però trovo già una brutta sorpresa; dopo il login su gdm, il computer si blocca. Riavvio, ed il computer parte regolarmente, aggiorno il sistema, installo i driver mancanti (comodo il sistema di installazione dei driver “proprietari”, anche se per alcuni è da considerarsai “troppo comodo”), giro un po’ su Unity (che in realtà conosco già bene dato che lo ho testato a lungo con Linaro sugli ARM), e alla fine lo spengo. Noto con piacere che Grub 2 ha trovato la Fedora 15 installata sull’altra partizione, ed il suo caricamento parte (anche se non ha ereditato i parametri che passo di solito al kernel (per fare questo a volte meglio utilizzare più grub, uno sul MBR del disco, l’altro sulla singola partizione). Verso il terzo riavvio però, è arrivata la triste sorpresa. Per qualche motivo che non saprei ancora indicare, il sistema, dopo l’avvio del bootloader si blocca e non parte più, rimanendo su una scheramta interamente “viola”. Ovviamente si deve essere trattato di un caso particolare, e non è da intendersi assolutamente come regola; scherzando telefonicamente sull’accaduto al telefono con una persona ho detto “Ubuntu mi deve aver riconosciuto, e dopo tutte le cose cattive che gli ho detto i primi anni della sua esistenza, si deve essere vendicata”. Dato che non ho capito il motivo di tale “crash”, farò ulteriori test in seguito; comunque il giudizio è complessivamente positivo, ma con dei “ma”, sia sull’interfaccia grafica, sia su certi aspetti del sistema che approfondirò meglio in futuro.
Dopo di che, è stata la volta di FreeBSD; ti fa capire di essere diverso gia dalla dimensione della ISO; 2.1Gb, compressa in un file .xz (compressione forse un po’ troppo pesante, considerando che il file compresso non è dissimile dall’originale per dimensioni, circa 200mb di differenza). L’installazione non è semplice, e, per chi non c’è abituato, si fa un po di fatica a capire certi parametri, quali ad esmpio il nome assegnato alle periferiche come dischi e schede di rete, più simili per logica a quanto accade nei sistemi come MacOS, piuttosto che ad un Linux. E questo vale anche per la sintassi di molti tool che siamo abituati ad utilizzare normalmente con Linux che cambia sia per istruzioni che per output. Con i sistemi GNU/Linux si tendono ad utilizzare i tool GNU, cosa che non avviene con FreeBSD, che eredita buona parte del sistema base proprio dai sistemi BSD.
L’installazione non è certo cristallina, ma permette di lavorare veramente a grana fina; richiede esperienza e manualità, ma non è niente di disarmante se si è abituati ad installer non grafici come possono essere quelli di Slackware (il sistema GNU/Linux forse più simile a BSD per certe logiche). L’installazione arriva a buon fine, e si arriva senza problemi al BootManager, che ci permette di scegliere il sistema da far partire; in questo caso però, vede si il Windows 7 installato sul computer, ma non il sistema Linux, aggiungendo una entry con caratteri non testuali che non funziona. Ad ogni modo il sistema parte, e va molto veloce, fino al caricamento della bash (cosa che è stata scelta alternativamente ad una zsh, probabilmente più consona a questo sistema). Sull’uso di FreeBSD c’è veramente da scriverci un libro (come l’ottimo Handbook di FreeBSD), anche se per il momento mi sono incagliato un uno ostacolo non indifferente, ovvero il mancanto funzionamento delle device di rete, sia Wireless che Ethernet; sulla prima sapevo di non dover nutrire troppe speranza, ma sulla seconda (Una gigabit della broadcom), sono rimasto un po’ deluso. Il driver risulta essere presente, ma durante il caricamento del kernel, genera un problema alla memoria, e viene quindi escluso. Un sistema con FreeBSD senza la rete è un po’ come una Ferrari senza route; una grande potenza utilizzata solo per fare rumore in garage. Anche in questo caso vedrò di approfondire la questione in futuro.
In conclusione; due sistemi che non funzionano (al momento sto re-installando Slackware 13.37), ma complessivamente una serata che mi ha dato molti spunti su cui riflettere, e delle buone idee per possibli sviluppi futuri.
NOTA: Se siete arrivati a leggere fino a qui, vuol dire che anche voi, oggi, avevate poco da fare (o poca voglia di farlo).