Microsoft brevetta il Voyeurismo

July 04, 2011 | 3 Minute Read

“One Patent to rule them all, One Patent to find them,
One Patent to bring them all and in the darkness bind them
In the Land of Redmond where the Shadows lie.”

Con questa piccola ed ironica “parafrasi” dell’opera più famosa di J.R.R. Tolkien, vogliamo introdurre un argomento assai meno ironico, che ancora una volta, qualora ve ne fosse bisogno, i rischi legati a certe “brevettabilità”. Come apprendiamo da Punto Informatico (anche se la notizia rimbalza sui vari Social Network da giorni), si parla di un brevetto discusso, ma soprattutto discutibile assegnato a Microsoft, per esseere precisi quello contrassegnato con la dicitura “20.110.153.809“, noto anche come “Intercettazione legale”. Pur essendo evidente che la nostra posizione nei riguardi del brevetto, ed in particolare quello software, questo penso vada persino oltre ogni possibile considerazione fatta in passato.

In pratica, hanno brevetto un sistema “legale” (termine su cui molto vi è da discutere),per intercettare il traffico voce via “internet” senza stare troppo a sottilizzare sul protocollo. Secondo molti è solo un altro sistema per lucrare a spese della libertà dei cittadini (e Microsoft ha già dimostrato di non essere seconda a nessuno in materia), con particolare riferimento alla popolazione degli Stati Uniti. Tale notizia, assume una rilevanza sempre maggiormente preoccupante, se si considera anche la recente acquisizione, da parte  della stessa Microsoft, di Skype, il sistema di “telefonia via internet” più diffuso al mondo. Numerosi “rumors” in rete (la cui veridicità è però tutta da verificare), parlando di inserimenti di potenziali “trojan” (un cavallo di troia in gergo, o in questo caso più vicino al concetto classico “cimice”  inteso come microspia) all’interno di Skype. La stessa casa di Redmond comunque ci ha tenuto a precisare che “l’intercettazione” avverrebbe comunque solo dopo previa “autorizzazione legale”,

Oltre alle ovvie preoccupazioni su un simile brevetto, sono ancora maggiori le preoccupazioni per la sua applicazione pratica, soprattutto se messa in relazione con la sicurezza e la privacy degli utilizzatori finali; non è certo un mistero per nessuno che i software Microsoft soffrano spesso di numerosi (e gravi) difetti di sicurezza.

Forse è d’obbligo farsi alcune domande; Quali sono i limiti della brevettabilità? Quale è il confine tra “iniziativa privata” e dominio monopolistico? Perché Microsoft cerca di assurgere a ruolo di “grande fratello”? Non è pericoloso demandare un potere così delicato, usualmente ad appannaggio del solo potere giudiziario, ad un privato (soprattutto se questo privato è stato più volte condannato per “abuso di posizione dominante”)?