Jeans lisi, felpa stinta, maglietta bucata e scarpe di plastica. E’ davvero cosi lunga la strada che separa un tunisino dalla mia casa?
E’ davvero in un vassoio d’argento che mangiano i nostri gatti? Non siamo solo l’idea di ciò che vorremmo essere, quell’utopia che quando raggiungiamo esplode in mille fuochi lucentissimi, di paglia?
I cavalli e gli uomini non vedono il carro che trainano, non vedono chi c’è sopra e soprattutto non vedono chi li frusta, l’unica cosa che possono fare è correre. O fermarsi.
Ci sono molti modi di suddividere i periodi della vita, per lavoro svolto, per rapporti affettivi, per dimensione fisica, per luoghi di abitazione. Ecco, a me piace dividere i momenti della mia vita per gruppi di domande.
Tentare di rispondere alle domande di fisica è la passione preferita dei fisici e, a quanto pare, dei bambini di un anno e mezzo: cosa fa questo, cosa fa quello, cosa succede se faccio cosi, cosa succede se faccio colì.
Le domande di un genitore invece sono molto più spicce, cosa faccio oggi e cosa devo fare domani, l’unica domanda che non sovviene mai è il perchè.